Si dice Audi abbia sborsato 860 milioni di euro, accollandosi il debito Ducati pari a 130 milioni di euro.
L’azienda bolognese, che attualmente impiega 1.100 dipendenti, nel 2011 ha prodotto circa 42.000 moto generando un fatturato di 480 milioni di euro.
Audi entra di prepotenza nel mercato motociclistico contro BMW Motorrad, leader della categoria Premium. L’azienda di Ingolstadt pensa che ci sia ancora molto spazio per una grande crescita del marchio, soprattutto sul mercato asiatico (dove Ducati è già presente con un proprio stabilimento situato in Thailandia).
Ducati, oltre alle moto stradali (la novità più recente è la Panigale, presentata all’EICMA 2011), è impegnata anche nelle competizioni: nella classe MotoGP del Campionato Mondiale di Motociclismo (con alla guida Valentino Rossi) e nel Campionato Internazionale Superbike.
La storia
Adriano e Marcello Ducati fondarono a Bologna nel 1926 la Società Scientifica Radiobrevetti Ducati, inizialmente dedita alla produzione di componenti per impianti radiofonici. L’azienda si convertì alla produzione di motociclette nel 1949.
Il prossimo obbiettivo è l’Alfa Romeo?
Come noto, Audi è da tempo interessata all’acquisto di un altro marchio storico dell’automobilismo italiano: l’Alfa Romeo. Il Gruppo FIAT ha sempre rifiutato qualsiasi trattativa ritenendo il marchio del Biscione “incedibile”.
Da più parti, tuttavia, inizia a diffondersi l’ipotesi che Sergio Marchionne potrebbe cambiare idea.
La difficile situazione di mercato dei marchi del Gruppo del Lingotto, secondo alcune fonti, avrebbe convinto Marchionne a riprendere le trattative con Ingolstadt.
La produzione Alfa è al palo: l’ultimo dato di mercato segna un pesante crollo del 45% nelle vendite.
Mancano nuovi prodotti e dell’Alfa Romeo 4C non si parla più da tempo (ed è ulteriormente chiaro che un modello del genere non sarebbe in grado di risollevare la situazione del marchio). Anzi: secondo una fonte riservata di 0-100, il progetto dell’Alfa 4C sarebbe bloccato per mancanza di fondi e per un eccessivo lievitare dei costi di sviluppo che renderebbero obbligatorio stabilire un prezzo molto più elevato rispetto ai circa 50.000 euro ipotizzati inizialmente.