Benzina e accise: perché le paghiamo ancora oggi dal 1930? | Cosa sono e a quanto ammontano
Perché paghiamo le accisa sulla benzina? Ecco cosa sono, come mai sono ancora presenti dal 1930, e a quanto ammontano.
Con l’aumento dei carburanti è tornata una questione che, regolarmente, emerge tra gli automobilisti: perché paghiamo le accise sulla benzina? Prima di chiarire la questione è utile capire cosa sono queste tasse e a quanto ammontano.
Quando si parla di accisa si intende un’imposta sulla fabbricazione e sulla vendita di prodotti di consumo applicata sulla quantità del prodotto invece che sul prezzo, come l’iva. Nel caso dei carburanti, le accise pesano in particolar modo su benzina, diesel e gpl, mentre sul metano sono abbastanza irrilevanti.
Oltre al costo della produzione e distribuzione dei carburanti, quindi, c’è anche la tassa fissa delle accise, oltre che l’IVA. Se si controlla il dettaglio del pagamento, IVA e accise contribuiscono a più della metà del prezzo finale dei carburanti. In Europa i Paesi Bassi sono la nazione che paga in assoluto più accise sul carburante.
Queste tasse sono state introdotte all’inizio del secolo scorso e sono rimaste fino a oggi. Non solo i carburanti sono soggetti ad accisa: oltre a questi prodotti ci sono l’alcool e le bevande alcoliche, i fiammiferi, i tabacchi lavorati, l’energia elettrica e gli oli lubrificanti.
Storia delle accise sulla benzina
La prima imposta specifica per la benzina è arrivata nel 1921 e ammontava a 60 lire al quintale. Da quel momento, quasi ogni anno l’accisa è variata nel tempo, arrivando nel 1939 a 530 lire per quintale.
Nel 1935 è stata introdotta un’accisa per sostenere la guerra d’Abissinia, e in seguito quella d’Etiopia. Da quel momento le tasse hanno cominciato ad aumentare, per far fronte in particolare alla crisi del Canale di Suez, all’alluvione di Firenze e in poi alle missioni in Libano e Bosnia. L’ultima accisa risale al 2014 ed è legata al decreto Fare per l’accesso al credito delle PMI.
Perché le paghiamo ancora oggi
Molti si chiedono come mai tuttora paghiamo tasse relative a eventi storici ormai conclusi. Le accise della benzina pesano sul portafoglio e, soprattutto in un momento di crisi come questo, gli italiani ne soffrono. Al momento lo Stato utilizza queste tasse non più per finanziare attività specifiche come una volta, ma per aiutare il bilancio statale nel complesso e finanziare le attività pubbliche.
Bisogna inoltre considerare che dagli anni 2000 l’inquinamento causato dal carburante ha assunto un’importanza sempre maggiore, e in questo caso le accise servono a cercare di limitare l’inquinamento. Le tasse mirano inoltre a ridurre l’importazione di carburante da altri paesi e, non per ultimo, a mettere da parte dei soldi per affrontare eventuali crisi di Stato.