Gooding & Co – Pebble Beach 2012: 4 leggende del motorsport all’incanto
il prossimo 18 e 19 agosto la casa d’aste Gooding & Co. oganizza al Concorso Internazionale di Pebble Beach in California un’asta di auto da collezione. Tra i numerosi gioielli all’incanto sarà in vendita un poker di auto da corsa assolutamente d’eccezione, tre delle quali per la prima volta in vendita a un evento pubblico del genere.
Ferrari 857S 1955, telaio n. 0588M
Realizzata attorno a un motore 4 cilindri in linea di 3,5 litri di cilindrata, la 857S (dove il numero, nella tradizione dei modelli Ferrari da corsa del periodo, identifica la cilindrata unitaria del motore) fu prodotta in soli 4 esemplari di cui il telaio 0588M fu l’ultimo allestito.
La 857S è da considerarsi il terzo stadio dell’evoluzione del 4 cilindri progettato da Aurelio Lampredi. Questa vettura discende dalla 500 Mondial 2 litri e dalla 750 Monza tre litri per cercare di contrastare la nuova Mercedes 300SLR. La 0588M, l’ultima delle quattro prodotte, fu in lizza per il debutto al Tourist Trophy del ’55. Purtroppo Oliver Gendebien ebbe un incidente durante le prove: per lui macchina inutilizzabile e un braccio rotto.
La 0588M tornò a Modena da Scaglietti per le riparazioni. Fu aggiunta in coda una pinna simile a quella delle Jaguar D. Da ottobre ’55 a gennaio ’56 la macchina fu in riparazione e poi venduta in America a John Edgar, boss di un fortissimo team privato. Dopo aver assistito alla vittoria di Phil Hill al G.P. di Nassau con una 857 S, seguito da Alfonso de Portago su una 750 Monza, ordinò una 857S a Luigi Chinetti, “l’uomo” di Enzo Ferrari in America.
Con la nuova macchina Jack McAfee e Carroll Shelby si comportarono egregiamente negli agguerriti campionati americani e contro le Ferrari e Maserati di Tony Parravano.
La 857S, nel 1966, fu venduta all’artista Andy Warhol, che avrebbe dovuto utilizzarla per una parodia del film The Yellow Rolls-Royce. Le cronache raccontano che il film non fu mai girato e che la macchina fu guidata su strade normali dall’agente di Warhol. Tornò quindi in Italia e andò nella collezione del conte Castelbarco Pindemonte Rezzonico. Quindi fu venduta in Francia e ancora in America, dove è rimasta fino a oggi.
Bentley 4 1/2 Litre Vanden Plas Le Mans Sports “Bobtail” YW 2557 del 1928
L’epopea dei Bentley Boys fa parte del grande romanzo dell’automobilismo dei primordi. Delle Bentley ufficiali superstiti di quell’epico periodo di imprese leggendarie e di vittorie straordinarie (tra cui una collezione di successi alla 24 Ore di Le Mans), l’esemplare all’asta a Gooding & Co. è una delle Bentley più preziose e significative della storia del marchio.
YW 2557 è una delle auto costruite appositamente per la 24 Ore di Le Mans del 1928 ed è l’ultimo rimasto con carrozzeria “Bobtail” (coda tronca). Nel 1929 corse alla Double Twelve race a Brooklands finendo seconda dietro un’Alfa Romeo. Tornò quindi alla 24 Ore di Le Mans con lo squadrone dei Bentley Boys e giunse terza assoluta con J. Dudley Benjafield e il Barone Andre d’Erlanger.
Porsche RS60 Spyder 718-060 1960
evoluzione della 550 RS del ’53, è anche l’ultima Porsche da corsa con il 4 cilindri boxer Tipo 547 a doppio albero a camme. Il telaio 060 e uno dei soli 14 costruiti per i clienti privati.
Consegnata nuova a un certo William Wuesthoff di Milwaukee nel Wisconsin, corse per quattro stagioni cogliendo dodici vittorie di classe in altrettante corse negli Stati Uniti. Fu quindi venduta a Bruce “King Carrera” Jennings, noto esperto pilota Porsche e, alla fine degli Anni 60, a William Jackson di Denver, Colorado, il primo ad apprezzare quest’auto come vettura da corsa da collezione. Rimase nella sua collezione per oltre 30 anni prima di essere venduta nuovamente al suo attuale proprietario.
Ford GT40 Prototype GT/104 1964
La leggenda dice che la Ford GT40 nacque come ripicca della Ford verso la Ferrari per lo sgarbo fatto dal Drake al gigante di Detroit. Enzo Ferrari, infatti, fu coccolato a lungo dalla Ford per venderle la sua azienda. Iniziò la trattativa ma questa, a un certo momento, fu bruscamente interrotta. E non se ne fece niente.
Sviluppata a partire dalla Lola MK6 GT, la GT40. Presentata ufficialmente l’1 aprile 1964, fu inizialmente “declinata” in 4 prototipi: GT/101 e GT/102 furono distrutte in prova. GT/103 e GT/104 furono allestite specificamente per la 24 Ore di Le Mans di quell’anno (in aggiunta alla GT/102, nel frattempo riparata).
In prova Jo Schlesser e Richard Attwood sulla GT/104 ottennero l’ottavo posto assoluto, un ottimo risultato per una debuttante. Purtroppo, tutte e tre furono costrette al ritiro. La GT/102 e la GT/103 ruppero la trasmissione. La GT/104, alla 4a ora di gara, mentre si trovava 6a assoluta si fermò in fiamme sul rettilineo di Mulsanne per un guaio al serbatoio. Pilota illeso ma vettura inservibile.
Affidata, assieme alla GT/103, alla Shelby American di Carroll Shelby per la stagione ’65, la GT40 GT/104 fu riverniciata nei colori Shelby: blu con fascia bianca. Dopo un complesso lavoro di modifica all’intero progetto, entrambe furono schierate alla Daytona Continental di Febbraio ’65 dove la GT/104, guidata da Richie Ginther e Bob Bondurant, colse un insperato terzo posto dopo una straordinaria ma sfortunata corsa.
Dopo qualche altra apparizione in gara, la Shelby American la cedette nuovamente alla Ford che la affidò al Ford Styling Department che fece eseguire un restauro radicale per utilizzarla come showcar. Fino al 1971, anno in cui fu venduta pera la prima volta a un privato. Da questo momento fu ceduta successivamente a numerosi proprietari che ebbero la cura e l’amore di trattarla sempre con i guanti, rispettando il suo ruolo fondamentale nella storia Ford e della GT40.