Tillack di Los Angeles ha in vendita la “ricostruzione originale” di una delle auto più famose della storia sportiva Lancia.
Secondo le fonti (considerando un “certo” grado di originalità) sono solo 4 le Lancia D24 nel mondo “degne di menzione“: 2 sono esemplari originali (uno, il telaio 0005, è in una collezione privata, un altro è al Museo dell’Auto di Torino), altri 2 sono nati in epoca recente ma con pezzi e supervisione da parte dei soggetti implicati ufficialmente con la Lancia.
L’esemplare oggetto di queste immagini è uno di questi ultimi, ricostruito negli Anni 80 da Guido Rosani, restauratore ufficiale del Museo Lancia con la consulenza della Lancia stessa e della Pininfarina.
La D24 è stata una vera ammazzasette della categoria Sport negli Anni 50, punto più alto della progettualità Lancia fino a quel momento mai raggiunto.
La D24 nacque nel 1953 come evoluzione della D23. Mentre quest’ultima, nel corso della stagione, era impegnata in gara, a Torino già si stava progettando il modello che l’avrebbe sostituita. Infatti nell’agosto ’53, la Lancia D24 debuttò, guidata da Piero Taruffi, alla Mille Chilometri del Nurburgring.
Rispetto alla D23 le modifiche erano numerose: nuovo motore (V6, 3.1 litri, successivamente aumentato a 3,3, distribuzione bialbero, doppia accensione, 3 carburatori Weber), nuovo sistema di lubrificazione, nuovo telaio a traliccio tubolare, nuovo sistema Transaxle, nuova carrozzeria in alluminio con disegno Pininfarina. Dalla D23, sostanzialmente, riprese solo freni e sospensioni (quella posteriore a Ponte De Dion).
La D24 ottenne grandi successi: dopo il debutto al Nurburgring vinse la Carrera Panamericana del 1953 (primo, secondo e terzo posto) e nel 1954 vittoria alla Mille Miglia (con Alberto Ascari), alla Targa Florio (Piero Taruffi), al Giro di Sicilia (Taruffi) e al Gran Premio di Oporto (Luigi Villoresi).
Il risultato finale fu il secondo posto assoluto al Campionato Mondiale Sport di quell’anno, dietro solo alla Ferrari.
Il programma sportivo fu varato ufficialmente nel 1952 da Gianni Lancia, figlio del fondatore Vincenzo, anima maggiormente “sportiva” rispetto al padre. La prima arma della Lancia delle Corse fu la D20, sviluppata sulla base dell’Aurelia B20.
Lancia D20 Coupé. Il progetto era stato curato dal geniale Vittorio Jano e la carrozzeria affidata alla matita di Pininfarina. La D20, probabilmente nelle stesse intenzioni dei progettisti, avrebbe dovuto rappresentare un “primo step” evolutivo verso modelli più maturi e competitivi. Sulla D20, infatti, vennero sperimentate numerose soluzioni, poi adottate sul modello successivo, la Lancia D23.
La D20, infatti, fu inizialmente equipaggiata con un V6 2.5 di derivazione Aurelia B20, ma che presto fu aumentato a quasi 3 litri di cilindrata.
Iscritta al neonato Campionato del Mondo per Vetture Sport (inaugurato nel ’53), la D20 riportò un ottimo terzo posto assoluto alla Mille Miglia (numero di gara 606), vittoria assoluta alla Palermo – Monte Pellegrino, vittoria assoluta alla Targa Florio. Alla 24 Ore di Le Mans, purtroppo, nessuna delle 4 Lancia D20 schierate (con motore sovralimentato con compressore Roots) raggiunsero il traguardo.
Produzione: Degli 11 esemplari messi in cantiere, 2 sono da considerarsi prototipi, 5 furono effettivamente costruiti e 4 divennero Lancia D23.
Lancia D23. Mentre la D20 fu all’opera, tra giugno e luglio del ’53, prese corpo il progetto D23 (3 esemplari costruiti in quel periodo). Il “modello ponte” tra la D20 e la D24 fu, sostanzialmente, una D20 con carrozzeria barchetta. Infatti motore e trasmissione sono identici. Il telaio viene modificato nella parte centrale, le sospensioni in corso d’opera.
La D23, tra la fine di giugno e novembre 1953, partecipò a 9 gare ma ottenendo pochi risultati soddisfacenti: terzo posto assoluto alla Carrera Panamericana, secondo posto assoluto alla Coppa d’Oro delle Dolomiti, secondo posto al Gran Premio dell’Autodromo di Monza.
La Lancia D25. L’erede della D24 nacque in un periodo di incertezza. L’inferiorità della D24 rispetto alla concorrenza, i risultati di vendita deludenti delle Lancia stradali e il progetto della Monoposto Lancia D50 lanciarono il progetto D25 ma con a disposizione minori risorse rispetto a quanto ritenuto necessario.
4 esemplari della D24 furono convertiti in D25. Il dato più interessante fu il motore, aumentato di cilindrata da 3,3 a 3.7 litri. Inoltre furono ridisegnate le sospensioni anteriori e potenziati i freni a tamburo e modificato il passo (due le misure adottate).
Il debutto ufficiale della D25 avvenne al Tourist Trophy del settembre 1954 (il nuovo motore si era già visto poco tempo prima al Gran Premio di Oporto su una D24) e fu un disastro: tutte e due le vetture, costrette al ritiro. Questo portò a incrementare il convincimento del ritiro dal Campionato Mondiale Marche. “Forse” una D25 colse una insperata vittoria (ma alcune fonti indicano in una D24 la vettura incriminata) alla Bologna-Passo della Raticosa, guidata da Eugenio Castellotti.
Nel 1955, solo per espressa richiesta di Alberto Ascari, fu allestito un esemplare speciale per la Carrera Panamericana di quell’anno (con una carrozzeria differente, oggi è esposto al Museo dell’auto di Torino). Ma la morte del pilota milanese (in prova a Monza su una Ferrari) e la cancellazione della corsa furono il Requiem per il progetto Lancia tra le Sport.