Con la conclusione della produzione della McLaren P1, ora che non ci sono “quasi” più segreti, la Casa di Woking rivela qualche dettaglio sul processo di sviluppo della macchina stradale.
I prototipi hanno seguito tre fasi di sviluppo, note con i nomi di eXperimatal (XP), Validation (VP) e Pre-production (PP). Le vetture utilizzate (in totale ben ventuno muletti) sono state sottoposte a una serie di test in condizioni estreme: dal clima artico del nord della Svezia (con temperature inferiori a -30°C) agli oltre 50°C del Deserto dell’Arizona.
Per la precisione, McLaren ha utilizzato 13 vetture classificate come eXperimental Prototype, 5 come Validation Prototype e 3 come Pre-Production vehicle. In totale sono stati coperti 620.000 chilometri, pari a oltre quindici volte il giro del mondo.
La fase di test ha avuto come scenario, in larga parte (più di 1/3 della distanza complessiva coperta), i circuiti, dove la P1 è stata “stressata” per raggiungere un livello giudicato adeguato di affidabilità, finitura e performance. A coronamento del programma, la P1 ha condotto un giro massime prestazioni sul circuito del Nurburgring alla ricerca di un tempo sotto i 7 minuti (equivalenti a una velocità media superiore a 178 km/h).
Secondo i capitolati di processo, in fase di produzione sono state necessarie 800 ore per assemblare un esemplare di P1, con un coinvolgimento di 105 persone. Per la verniciatura, sono stati utilizzati 5-8 litri di vernice e 8-9 litri di lacca. Il processo ha avuto una durata variabile, fino a 5 giorni a seconda dell’allestimento scelto.
La produzione della McLaren P1 è stata così suddivisa sul mercato globale: 34% nel continente americano, 26% in Europa, 13% in Medio Oriente e Africa, 27% nell’area Asia-Pacifico.