Orologi “falsi”? No grazie. L’Antitrust, in collaborazione con la Guardia di Finanza, oscura 112 siti
OROLOGI PATACCHE NO MORE. IERI, L’ANTITRUST, L’AUTORITA’ GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO, HA DISPOSTO, CON LA GUARDIA DI FINANZA E FACENDO TESORO DI UNA SEGNALAZIONE DI INDICAM, ASSOROLOGI E ADOC SUPPORTATI DA CONFCOMMERCIO, L’OSCURAMENTO DI 112 SITI WEB CHE COMMERCIALIZZAVANO OROLOGI CONTRAFFATTI.
Il giro d’affari che ruota intorno al business degli orologi falsi si stima si aggiri intorno ai 65 miliardi di euro e comprende circa 1.600 vetrine virtuali che propongono orologi di alta e altissima gamma spacciandoli per originali a prezzi di “outlet” o di svendita o, nel migliori dei casi, per repliche.
I marchi d’orologi coinvolti sono 47 e vanno dal prodotto più basic a quello top di gamma.
Tutti i 112 siti oscurati erano strutturati come outlet e proponevano i loro prodotti in molteplici lingue con la possibilità di effettuare acquisti con diverse valute dando così l’impressione, ai potenziali clienti, di avere a che fare con un accreditato operatore internazionale.
Questi siti, ora non accessibili, oltre a non fornire informazioni vere sulla natura e relative caratteristiche dei prodotti, non riportavano né l’indicazione, né l’identità e l’indirizzo geografico dei venditori.
Men che meno, venivano riportate note sui diritti, previsti a tutela dell’acquirente, nel post vendita.
Secondo Assorologi, l’associazione che tutela i marchi interessati, l’articolata rete di falsari era costituita da 46 Nad (Nomi a Dominio) e 112 domini internet articolati secondo i diversi Paesi di accesso.
Tutti i nomi a dominio erano registrati da due soggetti stranieri mentre i siti web venivano gestiti su cinque server, tutti con sede in Malesia.
Questa vera e propria piaga che corre sul web, e non solo, oltre a compromettere la produzione e la distruzione di segnatempo veri al 100%, sono una frode, un attentato alla buona fede di quei consumatori che, non conoscendo esattamente ciò che si apprestano ad acquistare, si trovano poi al polso qualcosa che originale proprio non lo è.
C’è comunque anche da dire che, purtroppo, il possedere un orologio di marca per la serie “vorrei ma non posso“, porta anche estimatori di marchi prestigiosi a “cadere nella trappola del falso“.
Ovviamente, gli appassionati e cultori dell’affascinante mondo degli orologi, sono in grado di distinguere il vero dal falso e, sinceramente, notare un segnatempo al polso sfacciatamente fasullo, mette una certa tristezza.
Con questa operazione, salgono a 166 i siti resi inaccessibili dall’Autorità con l’intervento dei militari del Gruppo Antitrust del Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza.