RIASSUNTO. Il Gruppo Volkswagen è da ieri sotto i riflettori per un grave scandalo esploso in America. L’EPA, l’Agenzia americana che vigila sulle emissioni dei veicoli a motore, ha scoperto che il software della centralina di circa 500.000 esemplari equipaggiati con il motore 2.0 TDI produceva dati “falsi” sulle emissioni di sostanze inquinanti. Martin Winterkorn, AD del Gruppo, in una conferenza Stampa, ha ammesso la colpa, chiesto pubblicamente scusa e annunciato un’inchiesta interna.
Ma il dramma della Volkswagen sta assumendo dimensioni planetarie e le sue conseguenze, almeno nell’immediato, non sembrano essere quantificabili: per la produzione, per le vendite, per il bilancio.
Questa mattina l’Ufficio Stampa “mondo” di Volkswagen Group ha diramato un comunicato in cui annuncia che sono in corso verifiche per chiarire le irregolarità del software che equipaggia il motore.
Ma, specifica Wolfsburg, che il motore con la centralina tarocca è presente, complessivamente, su circa 11 milioni di veicoli, un numero immenso se messo in rapporto con le misure riparatorie che, comunque, il Gruppo dovrà affrontare.
Volkswagen Group ha dichiarato di aver “stanziato” 6,5 miliardi di euro per fare fronte ad eventuali sanzioni ma ammette che la cifra potrebbe essere soggetta a una rivalutazione.
Il Gruppo smentisce ma questa mattina il giornale tedesco Tagesspiegel scrive che Martin Winterkorn sarebbe prossimo a essere sostituito da Matthias Mueller (attualmente CEO di Porsche AG) alla guida del Gruppo.
Se fosse vero sarebbe la vendetta di Ferdinand Piech, cugino di Ferry Porsche, ex numero uno di Volkswagen Group e protagonista, lo scorso aprile, di una battaglia furiosa per cercare di cacciare Winterkorn dall’azienda. Il mastino della famiglia Porsche non ci riuscì: lasciò tutte le cariche aziendali ma continua a detenere il pacchetto azionario di maggioranza.