Con un annuncio rilasciato dalla Casa Madre, Martin Winterkorn si è dimesso dalla carica di Amministratore Delegato del Gruppo Volkswagen. “Sono scioccato dagli eventi dei giorni scorsi. Soprattutto, sono sconcertato dal dal fatto che irregolarità di tali proporzioni siano state possibili nel gruppo Volkswagen. Come Amministratore Delegato accetto le responsabilità per le irregolarità che sono state riscontrate nei motori Diesel e perciò ho chiesto al Consiglio di Sorveglianza di essere d’accordo nel concludere la mia funzione come CEO di Volkswagen Group. Sto facendo questo nell’interesse della società anche se non mi ritengo responsabile di alcuna azione sbagliata – ha dichiarato Winterkorn. Volkswagen ha bisogno di un nuovo inizio e sto aprendo la strada a questo nuovo inizio con le mie dimissioni“.
Il numero uno di Wolfsburg, in carica dal 2007 al posto di Bernd Pischetsrieder, insomma, nega ogni addebito. Anche il Governo tedesco, chiamato in causa da molte parti sulla vicenda, assicura di essere stato all’oscuro dei fatti. Nel frattempo in tutti i Paesi UE potrebbero partire indagini ufficiali per fare luce sulla portata del problema entro i loro confini.
La situazione è tesa: un Gruppo così forte e solido aveva appena incassato gli applausi del Salone di Francoforte, il sostegno della cancelliera Merkel e la certezza di essere diventato un vero trend-setter nel mondo, anche nel settore dell’auto ecologica dove la concorrenza di Toyota è fortissima. Ma da oggi è tutto in discussione e con pesanti ripercussioni di immagine su tutti i marchi che compongono la galassia di Vw Group.
L’inchiesta, nel frattempo si allarga. L’EPA, l’agenzia americana che controlla le emissioni delle auto vendute negli Stati Uniti, ha preso di mira il V6 3.0 TDI prodotto da Vw-Audi alla ricerca della stessa centralina che ha truccato i dati del 2.0 TDI. Se ci fossero irregolarità anche lì significherebbe che auto di grande diffusione sul mercato (Volkswagen Touareg, Audi A6, A7, A8, Q7 e Porsche Cayenne) produrrebbero emissioni molto più elevate del dichiarato.
Lo scorso ottobre 2013 Peter Mock, il Managing Director della divisione europea dell’International Council on Clean Transport (ICCT), ebbe l’idea di eseguire una serie di test probatori sulle emissioni di VW Passat, VW Jetta e BMW X5. Le misurazioni produssero dati molto “strani”, con i valori di emissione di monossido d’azoto (molto inquinante) da parte del motore 2.0 TDI Volkswagen molto più elevato rispetto al dato dichiarato.
Poiché le normative americane sono molto più severe (in particolare in California), Mock concordò con il suo omologo americano, John German, di ripetere il test con vetture vendute negli USA. I test – assicurano all’ICCT, non furono condotti con “malizia” ma nella convinzione che le auto esaminate avrebbero superato i test. Al contrario, i risultati furono nuovamente sconcertanti: nelle prove al banco i test erano normali. Nei test condotti su strada furono trovati valori di emissione superiori da 15 a 35 volte per la Vw Jetta, da 5 a 20 volte sulla Passat. La BMW X5 passò il test.
Il risultato scatenò l’immediata reazione dell’EPA, che nel maggio 2014 aprì un’inchiesta. Iniziarono una serie di contatti tra l’EPA e la Germania, con l’evidente imbarazzo dei tedeschi per il problema. Alla fine il Gruppo dichiarò di aver trovato la soluzione e organizzò un richiamo per 500.000 vetture vendute negli USA. L’agenzia californiana California Air Resources Board, nel frattempo, continuò a eseguire test di verifica confermando che, nonostante il richiamo, le vetture continuavano a generare emissioni molto maggiori al consentito. L’8 luglio 2015 i dati sono stati nuovamente comunicati a EPA e Volkswagen Group.
A questo punto l’EPA iniziò a porre in discussione la certificazione dei modelli Volkswagen in vendita a partire dal 2016. Solo allora Volkswagen ha ammesso la truffa:
I motori 2.0 TDI montati su Volkswagen Golf, Jetta, Passat, Bettle e Audi A3 (complessivamente oltre il 25% delle vendite del Gruppo in America) erano equipaggiati con un particolare software di centralina capace di con un algoritmo capace di “capire” quando l’auto fosse in assetto di “verifica emissioni” e di produrre dati falsi.
Volkswagen Group ha dichiarato di non essere a conoscenza se questo si verifica anche su vetture vendute in Europa o sui mercati dell’Far East.