1.600 chilometri nella testa, nel fisico, nelle giunture di motore, trasmissione e telaio. Eppure piloti e auto della Mille Miglia non sembrano accusare la minima stanchezza.
Sulle strade pianeggianti dell’Emilia e della Lombardia, tornando verso Brescia, le vetture del Ferrari Tribute e le storiche della competizione sembrano quasi “possedute” dalla competizione.
Nessuna incertezza, nessun segno di cedimento: motori sempre al limite, le rosse scatenate, cronometri sempre in movimento. Il traguardo di Brescia non è lontano. Forza!
UN ROMBO LONTANO…
Fermi in un angolo di questi luoghi silenziosi, aspettando il loro passaggio, si rimane avvolti in una calma irreale. Il respiro del vento riesce solo a creare il frastuono dei fili d’erba che, parlandoti, raccontano tra di folletti e fate. Tutto intorno, a perdita d’occhio il paesaggio affascinante della campagna.
Poi d’un tratto, vieni colto da un presentimento. Non capisci cosa sia ma nel tuo cuore vieni preso da una sorta di agitazione, come se qualcosa di sinistro inizi ad avvicinarsi.
E di lontano inizi a sentire un suono sommesso, diverso da tutti gli altri.
Si avvicina sempre di più e inizia a prendere forma. Sembra un suono di motore. Rabbioso, sale di giri, fino alla “zona rossa”, poi una cambiata, poi ancora in continua progressione. Inizia a calare, scalata, doppietta, scalata, altra doppietta. Sparisce, è in curva. Poi un altro rettilineo: ricomincia, la rabbia sale, e la sua presenza di fa più minacciosa.
chi sta arrivando? Varzi inseguito da Nuvolari? Fangio che tenta di superare Moss? Taruffi che scappa da Von Trips?
Sempre più vicino, sempre più possente. Un’anima feroce, il carattere veemente di una macchina da corsa. Quella sensazione sinistra diventa tremore, pelle d’oca. Paura mista a desiderio: cosa farà di me quella belva? Però, poter essere io a impugnare quel volante.
Dietro la curva, un rombo assordante, indiavolato… pochi metri…
ECCOLA!